Avvenire: Scuola, senza parità Paese meno libero

30 Ottobre 2017

La libertà educativa, senza condizionamenti economici, giuridici e pratici è la via per la vera parità e garanzia di una scelta libera.

Dibattito aperto a Roma tra il segretario generale della Cei e Valeria Fedeli «Scuola, senza parità Paese meno libero» 
Galantino: sarebbe triste se lo Stato sostenesse questi istituti solo per guadagno

Di Alessia Guerrieri

Un Paese senza una vera libertà di scelta educativa è comunque un Paese «meno libero». Perché se da un lato c’è «un diritto incomprimibile dei genitori» a scegliere l’educazione più adatta ai propri figli «senza condizionamenti economici, pratici, giuridici», dall’altro va colto il valore della parità nel suo significato «ideale ». In questo senso va inteso il pluralismo educativo, «che deve prevalere sulla convenienza economica» per lo Stato. La parità scolastica, perciò, va letta soprattutto come garanzia di libertà di scelta delle famiglie, che non devono tuttavia sottrarsi alla responsabilità educativa dei propri figli. Il XIX rapporto del Centro studi per la Scuola cattolicaIl valore della parità, oltre a raccontare di un mondo numericamente in difficoltà, parla soprattutto delle eccellenze e del valore delle scuole pubbliche non statali. Tuttavia «sarebbe ben triste e mortificante – la premessa del segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino durante la presentazione del report – se lo Stato dovesse convincersi a sostenere le scuole paritarie solo perché ci guadagna. In realtà, sono in gioco valori molto più importanti e fondamentali». Ecco perché non bisogna andare a parlare con il governo «con il cappello in mano – la richiesta alle sigle che operano nella scuola cattolica – e neppure separati». Ma sia chiaro, la scuola statale e quella paritaria non sono né avversari, né concorrenti. Ecco perché quando si affronta il tema «positivamente complesso» della formazione dell’educazione dei nostri ragazzi, bisogna farlo senza ideologia. Perché «l’ideologismo – ricorda ancora – è deleterio in tutti gli ambiti, ma in quello formativo produce danni irreparabili »; è una «malattia mortale per la nostra società» ancor più quando si accompagna alle semplificazioni.

Pur nei passi avanti fatti, a partire dalla legge 62 del 2000, il sistema italiano d’istruzione rimane comunque incompiuto, ricorda monsignor Galantino, per «l’autonomia» visto che fornisce solo parte degli strumenti, per «la libertà di scelta educativa» enunciata, ma non supportata da «strumenti concreti che rendano effettivo questo diritto». Poi è «incompiuta la parità», visto che dopo 17 anni è «solo una dichiarazione nominale »; o meglio è una parità giuridica «non accompagnata da una parità economica». Poco prima il vescovo aveva infatti ricordato che le paritarie ricevono «meno di ciò che spendono» – 492 milioni a fronte di 520 – tuttavia il suo valore per la società è dimostrato dalla continuità nella scelta delle scuole cattoliche da parte delle famiglie, «pur in condizioni economiche sfavorevoli ». È – sottolinea nel ridare la parola al moderatore Vincenzo Corrado, direttore del Sir– «la miglior prova della qualità del loro servizio». Un’incompiutezza che non esula persino dagli istituti di formazione professionale, che sono stati in grado di coinvolgere i ‘ragazzi difficili’ spesso sfuggiti alla scuola, oggi sottoposti a «una strategia sbagliata».

Ad ascoltarlo, nella sala del Cenacolo della Camera dei deputati, l’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer in prima fila e, al suo fianco, l’attuale responsabile del Miur Valeria Fedeli. È proprio l’inquilino del dicastero di viale Trastevere a sottolineare che il valore della parità, per lei, va inteso come un lavoro comune – lo stiamo facendo ed è importante – sulla stessa qualità di percorso formativo e riconoscimento titoli all’interno di contenitori differenti». L’obiettivo comune infatti è costruire nella società, anche con la formazione continua degli adulti, «delle comunità educanti che hanno lo stesso obiettivo di trasmettere quella larga cultura di valori e di cittadinanza attiva che fa incrociare effettivamente con la Costituzione l’insieme delle possibilità del pluralismo educativo di questo Paese». Da qui un patto «essenziale per tutti», che verrà annunciato il prossimo 21 novembre a dieci anni dall’analogo gesto fatto dall’allora ministro Fioroni: il nuovo patto di «corresponsabilità educativa tra scuola, famiglia e società». In più, proprio per dimostrare l’importanza che le scuole paritarie hanno per l’Italia, il ministro Fedeli ci tiene a sottolineare che due settimane fa «nelle regole dei finanziamenti europei, grazie al Miur, è stata inserita anche la scuola paritaria», prima esclusa perché «non considerata scuola pubblica ». E sulla questione del costo standard per alunno infine la rassicurazione: «Faccio fatica a costruire un gruppo plurale su questo tema, ma lo farò».

Un patrimonio da salvare

di Enrico Lenzi

Costo standard, buono scuola, leva fiscale tra gli strumenti da usare

Tra poco più di cinque mesi la legge sulla parità scolastica (la 62/2000) diventerà maggiorenne, ma molti istituti paritari potrebbero non esserci a festeggiare questo traguardo. Solo nell’anno scolastico 2016/17 hanno chiuso i battenti 204 scuole paritarie (159 materne, 26 primarie, 12 medie inferiori, 7 istituti superiori) confermando un calo che si registra dal 2012 e che ha portato alla chiusura di 580 scuole in tutta Italia nell’ultimo quadriennio. E in diversi casi si trattava anche di istituti con una lunga storia alle spalle, ma che non sono più riuscite a far fronte all’impegno economico per continuare il servizio.

«La scomparsa della scuola paritaria – commenta il vescovo di Latina-Terracina- Sezze-Priverno e presidente della commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, Mariano Crociata – sarebbe grave perché verrebbe a mancare quel pluralismo dell’offerta formativa che è necessario per garantire alle famiglie la libertà di scelta educativa».

E proprio «il valore della parità» è il tema scelto dal Centro studi scuola cattolica (Cssc) per l’annuale fotografia scattata alla scuola cattolica, che rappresenta da sola i due terzi dell’intero segmento delle paritarie nell’unico sistema scolastico nazionale, offerta nel Rapporto. Un Rapporto giunto alla sua XIX edizione e che proprio in vista dell’anniversario dei 18 anni della legge 62/2000, ha voluto rilanciarne potenzialità e criticità. Purtroppo gli aspetti critici sembrano ancora prevalere su quelli della potenzialità, e così, ancora una volta «il valore della parità – commenta Sergio Cicatelli coordinatore scientifico del Centro studi scuola cattolica – è soltanto quello economico e non anche quello del valore del suo servizio, di ciò che fa e offre all’intero sistema scolastico italiano». Insomma «l’analisi dei valori precede quella dei costi». Ma al momento prevale proprio quest’ultimo.

Il XIX Rapporto del Cssc, presentato alla Camera dei Deputati alla presenza del segretario generale della Conferenza episcopale italiana il vescovo Nunzio Galantino e del ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, non si limitata a ribadire le criticità, ma cerca anche di proporre, alla luce anche di 18 anni di vita della legge e di finanziamenti avvenuti, una serie di strumenti concreti per poter rendere piena e reale la parità scolastica e soprattutto il diritto di scelta in campo educativo delle famiglie, senza che queste ultime si debbano sobbarcare ulteriori spese. Proposte affidate a esperti e uomini e donne della scuola paritaria, che ogni giorno devono affrontare la fatica dell’impegno educativo e quella di tenere aperta la scuola con conti che non siano sempre in rosso. Una serie di strumenti che vanno dalla definizione del costo standard (come punto di riferimento per stabilire quanto bisogna investire per ogni bambino nei diversi gradi scuola per offrire il servizio migliore) alle convenzioni con gli istituti, dal buono scuola (cioè un assegno di cui ogni bambino è titolare e che viene versato alla scuola in cui intende iscriversi) alla via fiscale della detrazione delle spese sostenute dalle famiglie per le rette nelle paritarie, dalle agevolazioni fiscali per l’ente gestore di una scuola paritaria al sostegno per gli alunni disabili, dalle misure di diritto allo studio alla partecipazione a progetti nazionali ed europei. Sono solo alcuni degli strumenti che vengono illustrati, commentati e spiegati nella seconda parte del volume – edito dall’Editrice Morcelliana Els La Scuola , dopo una prima nella quale si ripercorre il cammino di cambiamenti e riforme a cui il sistema scolastico italiano è stato sottoposto negli ultimi vent’anni, dunque anche in contemporanea all’arrivo della legge sulla parità scolastica. Dunque ancora una volta il mondo della scuola cattolica si fa carico di riaccendere il dibattito su questo tema, cercando anche di offrire un contributo di idee, proposte e istanze per giungere anche nel nostro Paese (unico assieme alla Grecia in Europa) ad avere una parità scolastica vera e non soltanto sulla carta. Proposte che sono anche al centro del documento unitario diffuso qualche settimana fa dal Consiglio nazionale della scuola cattolica, che già nel titolo del documento ha indicato con chiarezza le questioni prioritarie: ‘Autonomia, parità e libertà di scelta educativa’.

Il Rapporto ogni anno offre anche le cifre della scuola cattolica. Secondo quanto riporta il XIX Rapporto, in base al proprio questionario, nell’anno scolastico 2016/2017 erano operative 6.101 materne, 1.067 elementari; 531 medie inferiori e 623 istituti superiori, per un totale di 8.322 scuole. Il numero complessivo degli iscritti risulta 611.628, per il 60% concentrato nella scuola materna. Tra gli alunni iscritti il 5,2% non ha la cittadinanza italiana (anche se per il 79,3% dei casi si tratta di bambini nati nel nostro Paese), e gli studenti portatori di handicap sono l’1,2% del totale. La scuola cattolica dà lavoro a 54.092 docenti, per due terzi con contratto a tempo indeterminato. I docenti di sostegno sono 3.445. Ai docenti si affiancano 9.483 addetti all’amministrazione, pulizie e cucina.

Fonte | Avvenire.it